Parrocchia San Lorenzo Martire Orentano (Pi) Parrocchia San Pietro D'Alcantara Villa Campanile Diocesi di San Miniato |
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LA CHIESA E GLI ORATORI DI ORENTANO
TRA SETTECENTO E OTTOCENTO
di Savino Ruglioni
Il Chiesino di Carletti
L'oratorio, o "chiesino", come viene chiamato a Orentano, si differenzia dalla marginetta per le sue maggiori dimensioni; la marginetta è un'edicola con un'immagine sacra, la cui costruzione era stata motivata per esorcizzare un luogo aperto e per infondere al passante un attimo di raccoglimento; l'oratorio è un luogo sacro in cui è possibile accedere all'interno e il prete vi può celebrare la messa per un ristretto numero di fedeli.
La costruzione di un oratorio in aperta campagna avveniva di solito per venire incontro alle esigenze spirituali di una famiglia benestante, che, non sappiamo se per vocazione o per ambizione, realizzava il proprio "santuario territoriale" che fungeva spesso anche da sepolcreto di famiglia.
La sua apertura al culto necessitava del consenso delle maggiori autorità ecclesiastiche; le richieste avevano varie motivazioni: spesso la principale era la presenza di un religioso in casa e la necessità che questi aveva, per suo comodo e dei propri familiari, di poter disporre di un vicino luogo di culto ove poter dire messa. A quel tempo la crisi delle vocazioni sacerdotali era una cosa sconosciuta e inconcepibile: anzi vi era una tale abbondanza di religiosi, che non tutti i preti, dopo l'ordinazione, riuscivano ad ottenere incarichi pastorali, per cui rimanevano "liberi" e si adattavano a vivere presso le loro famiglie.
La gran parte degli oratori orentanesi fu costruita nella seconda metà del Settecento. Prima di allora probabilmente ne esistevano solo due. Nella relazione della Visita Pastorale, avvenuta il 2 maggio 1759, con la quale l'allora vescovo di San Miniato mons. Domenico Poltri era di passaggio nella nostra parrocchia, vengono citati i luoghi sacri allora esistenti a Orentano; il vescovo, dopo aver visitato la chiesa parrocchiale, si recò presso l'oratorio della SS. Annunziata dei Carlini (comunemente detto "il chiesino di Carletti") e infine visitò l'oratorio di S.Stefano e S.Pietro d'Alcantara di proprietà dei signori Franciosini, che sorgeva in luogo dell'odierna chiesa parrocchiale di Villa Campanile. Di questo oratorio ci occuperemo in un prossimo articolo riguardante le origini di quella parrocchia.
Il chiesino di Carletti viene riportato su una carta del lago di Sesto dell'anno 1778, su cui sono disegnati i territori circostanti con dovizia di particolari; nei pressi della "Casa del Carlini", in fondo alla strada che porta alla corte, si legge la scritta: "SS.Annunziata".
(Archiv.Stato Lucca - Acque e strade 731 - M. Masi; carta topografica del Lago detto di Sesto o di Bientina)
Alla fine del Settecento questo oratorio è rammentato sulle carte della Matrice dell'Estimo di Orentano e risulta di proprietà di Orazio di Pietro Paolo Carlini.
(Archiv.St.Com.S.Croce - Matrici diverse dell' Estimo n. 135 c.95)
Ai primi dell'Ottocento gli oratori presenti sul territorio della parrocchia di Orentano erano diventati sette, come attestato in un documento conservato all'Archivio Vescovile di San Miniato, che in parte riportiamo:
"... Nota degli oratori esistenti ... nella chiesa Pievania di Orentano, essendo Pievano il Molto Rev.do Sig. Giuseppe Gerini:
- Oratorio del Sig. Dott. Lami di S.Croce.
- Oratorio sotto il titolo di M.a SS.ma del Buon Consiglio della Famiglia Buoncristiani.
- Oratorio sotto il titolo di S.Pietro d'Alcàntara di propr. dei Sig.ri Franciosini di Castelfranco.
- Oratorio sotto il titolo dell'Angiolo Custode di proprietà della famiglia Biagi di S.Croce.
- Oratorio sotto il titolo di S.Rocco di proprietà della fam. Scaramucci di S.Maria a Monte.
- Oratorio della SS.ma Annunziata della famiglia Carlini di Orentano.
- Oratorio di S.Carlo, una volta della famiglia Barghini, ora interdetto.".
(Archivio Vescovile San Miniato - Obblighi - anno 1808)
Il primo oratorio della lista era il chiesino sepolcreto allora di proprietà della famiglia Lami (oggi di proprietà Marconi) tuttora esistente accanto alla Villa Lami, in via delle Fontine vicino a Nardi. La costruzione di questo oratorio risale all'anno 1774, infatti sono visibili sul muro della facciata, poste ai due lati della villa, due pietre con le seguenti iscrizioni: "F.F. SIM e FF LAMI" e "LANNO 1774". Certamente si fa riferimento al possidente Simone di Francesco Maria Lami da S.Croce, e fratelli, la cui presenza a Orentano è attestata nel 1750 sui registri della parrocchia.
I fratelli Lami, originari di Santa Croce "... avendo dato principio a far costruire una casa per comodo loro e loro successori negli effetti che possiedono in luogo detto Orentano in Cerbaia ..." chiedevano di potervi erigere un oratorio a S. Giuseppe. Il permesso venne accordato il 2 Giugno 1774; l'oratorio venne benedetto il 10 Ottobre 1775.
(Archiv.Vescov. S.Miniato - Acta Beneficialia C3 a. 1775 n. 39)
La famiglia nell'Ottocento mutò il proprio cognome in "Prato Lami". Nel 1872, quando morì a Orentano il piccolo Andrea di tre anni, figlio del signor Bernardo Prato Lami, fu inumato in questa cappellina privata.
(Archiv. Parrocchiale Orentano - 2° Libro dei Morti )
Il secondo era l'oratorio della famiglia Buoncristiani, di un ramo di corte Centrelloni, ultimamente detto anche "il chiesino dei Domeni'ini", che sorgeva un tempo nel centro del paese, grosso modo dove oggi si trova l'attuale Cassa di Risparmio. Venne demolito nell'anno 1959, per la verità con una decisione un po' affrettata, per creare uno slargo all'imbocco di Via Nencini, che i notabili orentanesi di allora a gran voce reclamavano in nome delle esigenze del crescente traffico veicolare e del futuro sviluppo urbanistico del paese.
Si dice che su un muro di questo oratorio fosse visibile una pietra con inciso "1777", forse l'anno della sua costruzione. Di questo chiesino ci resta solo una casuale immagine fotografica, ripresa nel 1956 durante il primo corso carnevalesco.
Dai registri della parrocchia, abbiamo notizie di sepolture all'interno dell'oratorio. Nel 1848 muore all'età di 50 anni il prete Pietro Buoncristiani, figlio di Angelo di Gio. Battista che viene sepolto "... nell'Oratorio Buoncristiani sotto il titolo del Nome di Maria".
Alcuni mesi dopo, muore il fratello Francesco di 40 anni, "signore" che, ".. previa la facoltà del Superiore ecclesiastico .." viene seppellito ".. nel proprio Oratorio sotto il titolo del Nome di Maria SS.ma". Negli anni seguenti seguono altre inumazioni di defunti appartenenti a questa ricca famiglia orentanese.
(Archiv. Parrocchiale Orentano - 2° Libro dei Morti )
L'oratorio che andava sotto il titolo dell'Angiolo Custode, era il chiesino di corte Melai in Via delle Fontine. Apparteneva allora alla famiglia Biagi di S.Croce sull'Arno.
(Archiv.St.Com.S.Croce - Matrici diverse dell' Estimo n. 135 c.227 - fine sec. XVIII )
Venne fatto costruire da Giovanni Biagi; in una lettera del 1777 Gio. Gualberto, fratelli e nipoti Biagi chiedono al Vescovo il permesso di erigere un oratorio "... nella loro villa di Orentano...".
(Archiv.Vescov. S.Miniato - Acta Beneficialia C3 a. 1777 n. 59)
Attualmente l'oratorio si trova in stato di preoccupante degrado e sarebbe auspicabile un intervento dell'attuale proprietario che ne scongiuri la totale rovina.
L'oratorio di S.Rocco era il chiesino adiacente all'ultima casa abbandonata in fondo alla via del Macchione. Questo oratorio, oggi completamente rovinato, nel suo piccolo, doveva presentarsi gradevole nella composizione architettonica in stile tardo barocco, con abside tergale e facciata ornata con cornici e lesene, motivi di decoro piuttosto insoliti per un chiesino di campagna. Si dice che un tempo il parroco di Orentano, una volta all'anno, vi venisse a celebrare la messa.
Purtroppo l'abbandono dei poderi e delle case coloniche più marginali del nostro territorio, verificatosi nel secondo dopoguerra, ha condannato questo antico luogo sacro a un completo sfacelo.
L'oratorio fu realizzato intorno dell'anno 1780, allorché i signori Scaramucci, a quel tempo proprietari del podere, ne intrapresero la costruzione; in breve fu aperto al culto, dopo aver ottenuto dalle autorità tutti i permessi necessari.
La domanda che essi inoltrarono alla curia sanminiatese era così formulata: "... il Canonico Marco Aurelio, il Canonico Paolo e messer Gaspero, fratelli e figli del fu messer Bartolomeo Scaramucci della terra di S. Maria a Monte ... si danno l'onore di rappresentare come godendo alcuni effetti livellari nella pieve di S. Lorenzo di Orentano, vi hanno eretto una casa per loro comodità, come pure un oratorio, per l'effetto di ascoltarvi la S. Messa, a motivo di esser molto distante dalla pieve e le strade molto cattive ed acquose specialmente in tempo d'inverno, per cui gli oratori ed i lavoratori di detti effetti potrebbero trovarsi nel caso di non poter soddisfare all'obbligo della messa in giorno festivo ..."
Gaspero Scaramucci era Vicario di Barga, l'oratorio "... era distante tre miglia e più dalla chiesa parrocchiale." La concessione granducale fu rilasciata il 12 settembre 1780 e il permesso del parroco di Orentano, pievano Carlo Gerini, venne concesso il 18 aprile 1781.
L'oratorio fu dedicato a S. Rocco e in data 31 maggio 1781 il vescovo ne autorizzò la benedizione; il 10 giugno 1781 il pievano Gerini, con l'assistenza di un cappellano, altri quattro sacerdoti ed un chierico, lo benedisse.
(Archiv.Vescov. S.Miniato - Acta Beneficialia a. 1781 n. 6)
In ultimo l'oratorio della famiglia Barghini. Non sappiamo dove si trovasse, anche perché nel '700 questa famiglia si era già scissa in più diramazioni e i suoi componenti abitavano in tre insediamenti diversi: Lelli, Mennino e Pantalone. Su questo oratorio esistono dati discordanti. Non è citato nella visita pastorale del 1759, per cui si può ritenere che sia stato costruito successivamente; se nel 1808 era già sconsacrato, ebbe indubbiamente vita breve. Sulle mappe del "Catasto Leopoldino", redatto intorno al 1830, di esso non vi è traccia, nemmeno come edificio rovinato, anche perché a quel tempo un fabbricato abbandonato spariva velocemente in quanto veniva completamente spogliato dei materiali da costruzione. Forse si trovava nei pressi di casa Novello, in fondo alla Simoneta, e si dice che fosse dedicato a S. Carlo Borromeo. Pare che la statua del santo, oggi perduta, venisse trasferita nella chiesa di Villa Campanile ai primi di questo secolo, durante uno dei suoi rifacimenti, allorché l'oratorio di S. Carlo venne demolito.
Di certo esiste in data 25 Novembre 1811 la richiesta di Costantino Novelli, rivolta al vescovo di San Miniato, di poter erigere un oratorio nel podere in Orentano, vicino alla sua casa di abitazione invernale, dedicato a San Carlo. Il 28 Settembre 1812 c'é la relazione della visita del pievano di Orentano al "... pubblico oratorio recentemente fabbricato di pertinenza di ... sig. Novelli posto nella sua villa di Orentano ..." che scrive: " ... ed ho ritrovato il medesimo molto decente ..."; lo stesso giorno l'oratorio viene benedetto.
(Archiv.Vescov. S.Miniato - Acta Beneficialia R3 a. 1811 n. 39)
Esisteva un tempo a Orentano un altro oratorio, molto antico, ma non abbiamo neppure una vaga idea delle sue dimensioni; sappiamo solo che si trovava nella zona di Brogi: era la chiesina di S. Nicola di Vaccareccia (toponimo oggi estinto, sostituito dai vari Giola, Brogi, Menconi, ecc.) che viene raffigurata in una carta del lago di Sesto databile con approssimazione ai primi del Settecento.
(Archivio di Stato Lucca - Acque e Strade n. 731)
La sua costruzione risaliva agli anni della prima colonizzazione di Orentano; di certo era precedente all'anno 1538, essendo citata nello Statuto dei Poderi di Cerbaia, quale punto di riferimento per l'individuazione di un podere: "... alla Vacharecia uno podere verso Altopascio cominciando alla chiesa, di staiora trecento da misurarsi et confinarsi ..."
(Archiv.St.Com.Castelfranco di Sotto - "Libbro dei Livelli del Comune di Orentano... segn. di lettera D" - Colloc. n.1510)
La chiesa di S. Nicola di Vaccareccia era sicuramente aperta al culto ed efficiente fino a tutto il Seicento; decadde agli inizi del secolo successivo e di essa non abbiamo più notizia. Non compare nelle relazioni delle visite pastorali, negli estimi del Settecento e neppure nei catasti ottocenteschi. Tuttavia, sebbene scomparsa da quasi trecento anni, di essa è rimasta una labile traccia sul territorio: un microtoponimo sconosciuto ai più.
Nel 1987, ricercando attorno a Brogi qualche indizio che permettesse di individuare l'ubicazione dell'antica chiesa, fu interrogato un anziano abitante di quella corte; gli fu chiesto se aveva mai sentito parlare di una antica chiesa situata da quelle parti; l'interpellato rispose che ne aveva sentito parlare, ma vagamente, una volta quando era piccolo; comunque non avrebbe saputo indicarci alcun luogo. Gli fu chiesto allora se era al corrente del ritrovamento di alcune macerie affioranti dal terreno, avvenuto qualche anno prima durante un'aratura in un campo lì vicino, e di cui si era sentito parlare; senza indugio indicò la zona, lungo la strada, poco lontano da Brogi, "laggiù - disse - alla Chiesaccia!".
Su quel campo adesso c'è una giovane pineta. E' da segnalare il fatto che anche gli altri abitanti della corte, interpellati allora, non riuscivano a collegare il toponimo "la Chiesaccia", per loro ormai consueto, con il ricordo dell'antica chiesa scomparsa che cercavamo di rievocare.
Una breve citazione merita l'oratorio non costruito in corte Colombai. Nel 1796 il sacerdote Francesco Cristiani, assieme ai fratelli Giuseppe e Luigi del fu Cristiano Cristiani (antenati del "sor Tullio"), chiesero al vescovo di San Miniato il permesso di erigere una cappella pubblica presso la loro abitazione, "... essendo distanti dalla chiesa parrocchiale circa un miglio, e nell'inverno con una strada affatto impraticabile particolarmente in tempo di pioggia ..."
Il 27 ottobre appoggiarono la richiesta il pievano Carlo Gerini e il prete Valentino Ficini, cappellano curato, dicendo che: "... la suddetta cappella pubblica, resterà molto utile e vantaggiosa per le sei famiglie in quel posto abitanti, e per altre circonvicine, situate anche esse in questa vasta parrocchia." Il permesso fu concesso il 29 novembre 1796 a condizione che la messa non venga celebrata avanti la messa parrocchiale. Pur avendo ricevuto l'autorizzazione vescovile, questo oratorio non fu mai realizzato.
(Archiv.Vescov.S.Miniato - Acta Beneficialia a.1809 n. 2)
Nel 1862 "... essendo Pievano il Molto Rev.do Sig. Dott. Valentino Corsi ...", la nota degli oratori esistenti in quell' anno a Orentano, che conservavano una certa tradizione, riporta:
"- Oratorio del Sig. Lami di S.Croce, coll'obbligo della messa in tutti i giorni festivi nei due mesi di ottobre e novembre.
- Oratorio dei signori Buoncristiani [subentrati agli Scaramucci] in luogo detto il Macchione sotto il titolo di S. Rocco.
- Oratorio del sig. Santarnecchi [subentrato ai signori Franciosini] sotto il titolo di S.Pietro d'Alcàntara, senza alcun obbligo.
- Oratorio dei signori Buoncristiani sotto il titolo di M.a SS.ma del Buon Consiglio, senza obblighi.
- Oratorio del sig. Carlini sotto il titolo della SS. ma Annunziata; messa in tutti i giorni di festa intero come di mezzo precetto; obblighi del Cappellano ma senza applicazione."
(Archivio Vescovile San Miniato - Obblighi e Oratori - anno 1862 )
In ultimo vi sono due notizie relative alla chiesa parrocchiale. La prima, senza data, ma collocabile intorno all'anno 1784, riguarda lo stato degli edifici. Il prete Carlo Gerini, pievano di Orentano scrive al Vescovo e fa presente la necessità di operare alcuni lavori di restauro alla chiesa e alla canonica: "L'estrema necessità che ha la canonica di essere resarcita e resa abitabile, mentre il dì presente sembra un romitorio, o sivvero una spelonca incapace di ricevere niuno galantuomo. ... Le stanze sopra la compagnia annessa alla chiesa, con una nuova [stanza] dai fondamenti, fatte per uso dell'attuale cappellano, che fino ad ora gli è convenuto stare a pigione in una casa di un contadino a proprie sue spese, mentre il medesimo cappellano a cagione della vastità della cura, è necessario che sempre dimori qui. .... che sia restaurato l'oriolo per poter regolare le funzioni [al] quale fino ad ora pensava la vecchia Compagnia ... la vasca per il battesimo che è di pietra ... l'adornamento che ha la SS. Vergine del Rosario per havervi questo popolo una grande divozione."
(Archivio Vescovile S.Miniato - Filza affari di parrocchie).
La seconda risale all'anno 1826 e ci disegna una chiesa ombreggiata da antiche querce. Il pievano Lorenzo Venturini Guerrini, da due anni in carica, aveva chiesto al vescovo, il quale lo autorizza in data 20 settembre a tagliare "... tre querci che che portano i rami sopra il tetto della chiesa, e depositandovi le foglie, queste trattengono lo scolo dell'acqua piovana, onde per essa marcisce il legname del tetto ..." più un'altra quercia "... che intieramente ombreggia l'orto del parroco ..." e altre querce "... dove egli presentemente fa uno scasso per piantarvi gli ulivi ...". Il pievano propone infine di ripiantare altrettante querce pari a quelle abbattute.
(Archiv.Vescov.S.Miniato - Acta Beneficialia a.1826 n. 39)