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cenni storici
Nel 1964, Francisco (Kiko) Argüello, un pittore nato a León (Spagna), e
Carmen Hernández, laureata in chimica e formatasi nell’Istituto Misioneras
de Cristo Jesús, si incontrano tra i baraccati di Palomeras Altas, alla
periferia di Madrid. Dopo tre anni, in questo ambiente composto soprattutto
da poveri, si forma una sintesi kerigmatico-catechetica che, sostenuta dalla
Parola di Dio, dalla Liturgia e dall’esperienza comunitaria, e sulla scia
del Concilio Vaticano II, diventerà la base di ciò che il Cammino
Neocatecumenale porterà in tutto il mondo.
Dalle baracche l’esperienza passa presto ad alcune parrocchie di Madrid e di
Zamora. Nel confronto, al quale fu sottomessa la sintesi
kerigmatico-catechetica formatasi tra i baraccati di Palomeras Altas, presto
si vide come nelle parrocchie soprattutto benestanti le catechesi erano
usate per "sopravvestirsi", come conferenze, non come un cammino di
conversione e di "kenosis", dove far morire a poco a poco l'uomo vecchio,
per poter essere rivestiti della nuova creazione nello Spirito Santo.
Così gradualmente venne apparendo il Battesimo, come cammino da percorrere
per arrivare a una fede adulta, capace di rispondere ai cambiamenti sociali
che si stavano verificando.
Ben presto apparve la necessità di fare una prima riflessione
sull’esperienza di ciò che stava accadendo, di ciò che il Signore stava
compiendo in quelle comunità. Nell’aprile del 1970, a Majadahonda, nei
pressi di Madrid, gli iniziatori del Cammino, Kiko e Carmen, insieme ai
responsabili, presbiteri e qualche parroco delle prime comunità esistenti,
si riunirono per fare una prima riflessione su ciò che lo Spirito Santo
stava attuando in mezzo a loro. Si preparò un questionario con una domanda
base: Che cosa sono queste comunità che stanno sorgendo nelle parrocchie?
Dopo tre giorni di preghiera e di lavoro si giunse, all’unanimità, a questa
riposta:
Che cos'è la Comunità
- La comunità è la Chiesa: che è il Corpo visibile del Cristo risorto. Nasce
dall'annuncio della "Buona Novella" che è Cristo, vincitore in noi di tutto
quello che ci uccide e distrugge.
- Questo annuncio è apostolico: unità e dipendenza dal Vescovo, garanzia
della verità e della universalità.
- Siamo chiamati da Dio a essere sacramento di salvezza all'interno
dell'attuale struttura parrocchiale; inizia un cammino verso la fede adulta,
attraverso un Catecumenato vissuto mediante il tripode: Parola di Dio,
Liturgia e Comunità.
Missione di queste comunità nell'attuale struttura delle Chiese
- Rendere visibile un nuovo modo di vivere oggi il Vangelo, tenendo presente
le profonde esigenze dell'uomo e il momento storico della Chiesa.
- Aprire un cammino. Chiamare a conversione.
- Non si impongono. Sentono il dovere di non distruggere niente, di
rispettare tutto, presentando il frutto di una Chiesa che si rinnova e che
dice ai suoi Padri che sono stati fecondi, perché da essi sono nate.
Come si realizza questa missione
- Queste comunità sono nate e desiderano rimanere dentro la Parrocchia, con
il Parroco, per dare i segni della fede: l'amore e l'unità. "Amatevi l'un
l'altro come io ho amato voi. Da questo conosceranno tutti che siete miei
discepoli" (Gv 13,34-35). "Padre, io in essi e tu in me; affinché siano
perfettamente uno e il mondo sappia che tu mi hai mandato" (Gv 17,23).
L'amore nella dimensione della Croce e l'unità sono i segni che creano gli
interrogativi necessari perché si possa annunciare Gesù Cristo (…).
l termine della convivenza venne l’allora Arcivescovo di Madrid, che già
aveva conosciuto l’esperienza delle baracche e aveva invitato a portarla
nelle parrocchie. Gli venne letta la riflessione maturata durante
l’incontro.
L’Arcivescovo, dopo averla ascoltata, esordì dicendo: "Se l’avessi scritta
io, sarebbe la pagina più bella della mia vita".
Alcuni anni più tardi, quando il Cammino era già diffuso in molte parrocchie
di Roma e in varie diocesi d’Italia, gli iniziatori furono chiamati dalla
Congregazione del Culto divino, perché volevano sapere in che cosa
consisteva quell’itinerario di riscoperta del Battesimo e i riti che
facevamo. L’allora Segretario della Congregazione, Mons. Annibale Bugnini, e
il gruppo di esperti che erano con lui, rimasero enormemente impressionati
nel vedere che ciò che stavano elaborando da alcuni anni sul catecumenato
per gli adulti – e che presto sarebbe stato pubblicato come "Ordo
Initiationis Christianae Adultorum" (OICA) –, lo Spirito Santo, partendo dai
poveri, lo stava già mettendo in opera. Dopo due anni di studio di ciò che
le comunità facevano, pubblicarono nella rivista ufficiale della
Congregazione (Notitiae), in latino, per tutta la Chiesa, una nota
laudatoria: "Praeclarum exemplar" dell’opera che stava svolgendo il Cammino
neocatecumenale . Con loro si concordò il nome da dare al Cammino:
"Neocatecumenato",formazione cristiana post-battesimale che segue le
indicazioni proposte nel Capitolo IV dello stesso Ordo. In esso si dice
infatti che alcuni riti per i non battezzati, proposti dall’OICA possano
essere adattati anche a coloro che sono già battezzati, ma non
sufficientemente catechizzati.
Insieme a questi momenti salienti della storia del Cammino, va ricordata la
caratteristica di o che lo costituisce e che lo Statuto riconosce: la
possibilità di vivere la vita cristiana in comunità, recuperando il modello
ecclesiale dei primi secoli.
Il Cammino neocatecumenale si è proposto, sin dal suo sorgere, come un
cammino di iniziazione alla fede: non è una spiritualità particolare, ma un
cammino di gestazione, "un itinerario di formazione cattolica, valida per la
società e per i tempi odierni" (Giovanni Paolo II, Lettera "Ogniqualvolta").
È un processo di maturazione alla fede che ricostruisce la comunità
cristiana: e questa diventa segno per il mondo, resiste al processo di
secolarizzazione. In questo cammino di fede verso la radicalità del proprio
Battesimo diventa centrale la comunità cristiana e, come nucleo fondamentale
di essa, la famiglia. È in seno ad una comunità cristiana concreta che si
fa, in prima persona, un’esperienza viva e diretta della vita cristiana. Si
riceve una parola, che si fa liturgia, che cresce, poco a poco, in koinonia,
in comunità. Dio stesso è comunità di persone.
Molti sono stati i doni dello Spirito che hanno caratterizzato lo sviluppo
del Cammino, in particolare i Catechisti itineranti, le Famiglie in
missione, i Seminari "Redemptoris Mater".
Vari Vescovi, preoccupati per la situazione di secolarizzazione presente in
tante parrocchie, vedendo che in quelle parrocchie dove era nato il Cammino
Neocatecumenale si costituivano delle piccole comunità vive, piene di
lontani, hanno sollecitato di poter aprire lo stesso percorso di iniziazione
cristiana, chiedendo catechisti da altre città e nazioni. Ciò ha dato luogo
alla nascita dei Catechisti itineranti. Negli incontri dei catechisti si
espongono queste richieste dei Vescovi e si invitano liberamente coloro che
si sentono chiamati partire per annunziare il Vangelo a rendersi disponibili
a tale missione, in base al mandato del proprio battesimo. Appare così di
nuovo un modello di Chiesa primitiva evangelizzata da apostoli e catechisti
itineranti, senza che questi formino nessun gruppo particolare. Essi restano
inseriti nelle proprie comunità e parrocchie, dalle quali partono e alle
quali ritornano periodicamente.
Così, a poco a poco, attraverso l'esperienza e in tante convivenze di
formazione, si sono costituite équipes itineranti di evangelizzazione,
formate da donne e uomini celibi, o da coppie, e da un sacerdote che ottiene
il permesso dal proprio Vescovo o dal proprio Superiore religioso. Esse
vanno durante un tempo in un'altra diocesi, d'accordo con il Vescovo che li
chiama, ad aprire il Cammino Neocatecumenale nelle parrocchie. Detta
struttura di evangelizzazione, come un'impalcatura, è coordinata dall'Équipe
responsabile del Cammino Neocatecumenale, composta dagli iniziatori, Kiko e
Carmen, e da un presbitero, Padre Mario Pezzi. Così, nell'arco di questi
anni, il Cammino si è esteso nei 5 continenti.
Di fronte alla situazione del Nord Europa, dove la secolarizzazione dura
ormai da molti anni, la Chiesa si va riducendo e si trova in una situazione
di debolezza estrema – soprattutto è distrutta la famiglia –, ispirati dalle
parola del Santo Padre, Kiko e Carmen hanno visto la necessità di inviare
famiglie in missione, sia per fondare la chiesa in alcune zone di "terra
nullius", come una "implantatio Ecclesiae", sia per aiutare a rafforzare le
comunità esistenti con famiglie che mostrino il volto di una "famiglia
cristiana".
Anche nell’America del Sud, a causa dell'enorme emigrazione dalle campagne
verso le periferie delle grandi città e della scarsità del clero per aprire
nuove parrocchie, questi enormi agglomerati urbani sono preda delle sette. I
vescovi, vista la forza di evangelizzazione che ha il Cammino, hanno chiesto
l’invio di famiglie in questi centri periferici, spesso baraccopoli immense,
per formare nuclei di evangelizzazione che possano contenere le sette,
formando piccole comunità, nell’attesa di poter inviare un presbitero e
fondare nuove parrocchie.
Tutto ciò ha fatto sì che il Santo Padre Giovanni Paolo II nell’anno 1988
inviasse le prime cento famiglie in molte Diocesi, i cui Vescovi ne avevano
fatto richiesta.
Queste famiglie, che restano unite alla propria comunità neocatecumenale,
inserita nella parrocchia, sono sostenute dalla stessa comunità e dalla
parrocchia per ciò che si riferisce a spese di viaggi, affitto delle case,
costruzione di nuove chiese, sostegno morale, lettere, preghiere, ecc. Nasce
così una proficua collaborazione fra comunità, parrocchia e missione.
Dall’opera di evangelizzazione, iniziata dalle famiglie in diverse zone, è
apparsa ben presto la necessità di presbiteri che sostenessero le nuove
comunità appena formate e con cui si potessero costituire eventuali nuove
parrocchie.
In questo contesto sono nati i Seminari "Redemptoris Mater": grazie alla
visione profetica degli iniziatori del Cammino, al coraggio del Papa
Giovanni Paolo II e allo slancio missionario delle famiglie in missione,
quasi tutte con molti figli. Fondamentale per la rievangelizzazione e
formazione di nuove parrocchie è stata proprio la testimonianza di fede dei
figli di queste famiglie.
Questi Seminari sono diocesani, eretti dai Vescovi, in accordo con l'Équipe
Responsabile internazionale del Cammino, e si reggono secondo le norme
vigenti per la formazione e l’incardinazione dei chierici diocesani; sono
missionari: i presbiteri che in essi vengono formati, sono disponibili ad
essere inviati dal Vescovo in ogni parte del mondo; sono internazionali: i
seminaristi provengono da paesi e continenti diversi, sia come segno
concreto della cattolicità, sia come segno di disponibilità ad essere
mandati ovunque.
Ma il dato più significativo di questi Seminari è che essi, da una parte,
sono un dono che aiuta le Diocesi ad aprirsi alla missionarietà, ad andare
in tutto il mondo e, dall’altra, trovano nel Cammino Neocatecumenale, un
sostegno che accompagna i seminaristi durante il tempo della loro
preparazione e, divenuti presbiteri, continua a sostenerli nella formazione
permanente.
Il cammino
neocatecumenale nella parrocchia di Orentano
Il
cammino neocatecumenale, nasce ad Orentano il giorno 8 dicembre 1978, festa
dell' Immacolata Concezione.
L' allora arciprete don Giovanni Fiaschi, chiese di portare questa nuova
esperienza ad Orentano e così dei catechisti, provenienti dalla parrocchia
di san Giovanni Evangelista di Empoli, vennero ad ad annunciare delle
catechesi, con molta semplicità e povertà.
I catechisti di quel lontano '78 erano: Padre Mario Conti, salesiano. Il
cantore Lele, che dopo pochi mesi morì in un incidente d' auto. Due coppie
di sposi: Costanzo e Paola, responsabili dell' equipe, Piero e Clara, che
dopo 5-6 anni, partirono, con i loro sette figli, come famiglia itinerante
per l' Australia.
Da allora, tutti gli anni è stato fatto l'annuncio delle catechesi ed oggi,
ringraziando il Signore,sono presenti in parrocchia ben 4 comunità,
formatesi negli anni ed oggi presiedute e seguite da don Sergio Occhipinti,
che succede a don Giovanni Fiaschi dal 2005.
La prima comunità è composta da 28 fratelli, è alla tappa
dell'
Elezione, ed ha una sorella, Elisabetta, itinerante in Cina.
La seconda comunità è composta da 23 fratelli è alla
tappa del Padre Nostro
ha una famiglia itinerante in Costa d' Avorio ed un diacono
permanente.
La terza comunità è composta da 34 fratelli ed è allo
Shemà.
La quarta comunità è composta da 29 fratelli, per lo più
giovani, e non ha ancora fatto nessun passaggio, così come
La quinta comunità, composta da 15 fratelli.
Come possiamo vedere, non siamo tantissimi, un pò più di cento persone, ma
con un frutto molto grande, che sono i nostri numerosi figli. Moltissime
sono le persone che hanno ascoltato le catechesi annuali, ma molto
poche quelle che poi hanno iniziato il cammino.
Il Cammino Neocatecumenale, a giudizio esterno, è molto impegnativo e
coinvolgente, ma la ricchezza e la preziosità di questo dono, che il Signore
ha fatto alla Chiesa, come sempre, è legato ad un certo impegno.
"Di tutto ciò che diamo al Signore, ce ne viene
restituito cento volte tanto"
Continuiamo perciò a camminare annunciando il Signore Gesù Risorto e
Vivente, sotto il cui sguardo possiamo convertire il nostro cuore ed
incontrarci col suo eterno amore.
"Vi aspettiamo alle catechesi, che ogni anno, vengono
fatte
nei mesi di ottobre e novembre"
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GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU'
(di Silvia Pagliaro)
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9 luglio ore 4,30 del mattino si parte in pulman da Empoli per Roma,
dove alle 13,05 decolliamo per Doha-Qatar, dove contiamo di arrivare
circa le ore 20 locali. Per ora la mattinata è stata intensa e faticosa,
ci aspettano quattro ore di volo e speriamo di riposarci. Sono le ore 20
e puntualmente arriviamo in Arabia a Doha-Qatar, quante cose strane ci
sono qui ! 10 luglio alle sette del mattino riprendiamo l’ aereo per
Singapore, altre otto ore di viaggio !
Dopo tanto volare eccoci finalmente a Singapore ! Questo è un aeroporto
fantastico, è uno dei più grandi del mondo, poiché facciamo sei ore di
sosta ne approfittiamo per una salutare doccia ! Alle 14,20 si riparte
per Balhì, altre quattro ore di volo ! Alle 18,20 atterriamo a Balhì,
c’è chi casca dal sonno, c’è chi si sente poco bene, c’è chi ha problemi
con i bagagli, chi non riesce a recuperare la chitarra.....insomma c’è
una confusione generale.
All’ una di notte si parte per Darwin, la nostra meta, vi atterriamo
dopo quattro ore e mezzo di volo. Ce l’abbiamo fatta W l’ Australia !!
Appena usciti dall’ aeroporto incontriamo un giovane, che per noi, in
segno di accoglienza, inizia a suonare e cantare ed anche noi
incominciamo a cantare con lui.
Ci salutiamo perché è in arrivo il nostro pulman che ci porterà al
“St. George College” dove alloggeremo per una settimana. Di questa
sistemazione dobbiamo ringraziare una famiglia di Empoli che si trova
quaggiù in missione da ben diciassette anni, Clara e Piero Mancini, che
staranno sempre con noi. Dopo una dormita ed un adeguato accordo di
chitarre, andiamo tutti nel centro di Darwin, dove faremo la nostra
prima missione popolare. Siamo più di cento giovani, c’è chi suona, chi
balla, chi canta e chi, conoscendo la lingua, testimonia la risurrezione
di Gesù Cristo. Molti si fermano e ci guardano incuriositi e ci chiedono
cosa significhi tutto questo, noi, nel nostro piccolo, rispondiamo che
siamo venuti quì perché vogliamo che tutti si incontrino con Gesù
Cristo, perché solo Lui può donare quella felicità che cerchiamo in
altre cose. La stanchezza è passata e nessuno si spiega da dove viene
tutta questa energia, ma i giorni passano anzi volano. Abbiamo fatto
altre missioni nel centro di Darwin, una dove abitano Piero e Clara e
due dagli Aborigeni, sì proprio loro !! Persone che vivono una realtà
completamente diversa dalla nostra, con usi e costumi propri.... ed
anche a loro abbiamo portato Cristo, anche a loro abbiamo annunciato la
sua Risurrezione ed anche a loro abbiamo dato una parola di conforto, di
salvezza, perché nessuno è dimenticato.
Che bellezza riscontrare che anche nei posti più sperduti del mondo,
il Signore c’è ed è sempre presente!! Sono stati quelli i momenti in cui
la bellezza di quei luoghi, di quei posti sperduti ci ha ispirato ed
invitato a riflettere sulla grandezza di Dio. Nella settimana di
residenza a Darwin, Piero e Clara ci hanno fatto visitare tanti luoghi
meravigliosi e nelle Eucaristie a cui siamo stati presenti, abbiamo
potuto toccare con mano il grande amore di Dio, è stato bellissimo!!
Abbiamo visto anche animali per noi insoliti come, coccodrilli, canguri,
opossum e serpenti vari. Abbiamo fatto il bagno nell’ oceano ed alle
cascate, quante risate !!
Purtroppo la settimana nella bella Darwin è finita, si parte per
Melbourne. 17 luglio, dopo sei ore di volo atterriamo a Melbourne, un
freddo pazzesco. Qui, in confronto a Darwin, c’è un gelo polare, nella
stessa giornata siamo passati dai trenta gradi di Darwin ai cinque di
Melbourne. Tanto per non perdere l’ abitudine, facciamo subito una bella
missione popolare nel centro di Melbourne. 18 luglio, tredici ore di
pulman per arrivare a Sydney, la nostra seconda meta. 19 luglio si parte
per l’ ippodromo di Randwick dove faremo la veglia e l’ Ecaristia con il
Papa, speriamo di non sentire troppo freddo, sembra di essere al Polo.
Entro subito nella tenda e per un attimo mi fermo a pensare. Ripenso al
primo incontro per venire a Sydney, ai tanti sacrifici che i meno
fortunati hanno fatto per essere qui ed alla lunga, anche se dolce,
attesa di questo momento che sembrava non arrivare mai!!
Subito, mano alle chitarre, ed incominciamo a ballare e cantare, con
gioia, perché la grazia che abbiamo ricevuto, è troppo grande.
Dopo la lunga notte di veglia, è finalmente arrivato il giorno in cui il
Papa ha celebrato l’ Eucaristia con “tutto il mondo”.
Il Santo Padre ha parlato in inglese, ma noi eravamo forniti di
radioline che traducevano in italiano. E’ stato bello, anzi di più,
perché a tutti è arrivata una parola di gioia e di conforto. Prima della
benedizione, il Papa Benedetto ci ha invitati per la prossima G.M.G. che
si terrà a Madrid nel 2011, ed è stata una vera esplosione di gioia,
Madrid è vicina si può andare anche a piedi (c’è qualcuno che ci sta già
pensando). 21 luglio, giorno importante per i neocatecumenali, c’è l’
incontro vocazionale con Kiko. Una intera mattinata di cammino ed
arriviamo alla piccola spianata dove Francesco (Kiko) Arguello ci sta
aspettando, insieme a lui ci sono Carmen e padre Mario.
L’ inizio è come al solito con le presentazioni poi i ringraziamenti dei
vari vescovi e di George Cardinel Pell. Dopo una piccola catechesi, Kiko
ci fa ascoltare il suo nuovo canto, poi dà la parola a Carmen, è la
volta di padre Mario che ci saluta con delle parole forti che lasciano
tutti in completa meditazione: Chi riceve tanto, deve dare tanto !!
Ci siamo.... è il momento delle chiamate vocazionali, molti giovani si
alzano, chi per la vita sacerdotale, chi per la vita consacrata.
E’ stato il momento più emozionante di tutto il viaggio. Ma anche questo
giorno, tanto atteso, se ne è andato.
Tutti abbiamo lasciato un pezzo di cuore in quella terra, dove tutto è
così diverso e meraviglioso.
Spero che le riflessioni e le decisioni prese durante questo
pellegrinaggio possano continuare ad ispirarci lungo tutto il cammino
della nostra vita.
Un saluto in lingua aborigena MAMMAK !! |
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Alla fine del Cammino, la Terra Santa
L'itinerario
neocatecumenale prevede vari momenti, di catechesi, di liturgie, scrutini e
verifiche ed anche pellegrinaggi. La prima comunità di Orentano, la prima di
Fucecchio e di Castelfranco con i suoi presbiteri: don Sergio, don Giovanni
e don Idilio, finito l cammino, sono state accompagnate dai propri
catechisti in Terra Santa.
E' stata un'esperienza
bellissima unica, difficilmente descrivibile, che rimarrà un segno
indimenticabile nella nostra vita. Abbiamo passato i primi quattro
giorni nella “nostra casa” la Domus Galileae, posta sul lago di Tiberiade,
dove Gesù proclamò le Beatitudini. Abbiamo visitato tutti i luoghi più
significativi della vita di Gesù in quella parte di terra ed in ognuno di
essi abbiamo rivissuto la presenza e l'operato del “Galileo” figlio di Dio.
Gli altri cinque giorni li abbiamo trascorsi nella città santa Gerusalemme,
anche lì siamo entrati nel mistero della nostra salvezza, cioè
l'Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione del nostro Signore Gesù
Cristo. Abbiamo potuto celebrare l'Eucaristia nel Santo Sepolcro.
Lo Spirito del Risorto
alle volte si è fatto tangibile ed abbiamo veramente capito cosa vuol dire,
avere il cuore pieno di gioia nella fede. La Terra Santa, veramente, è il
quinto evangelo ed il Cammino Neocatecumenale ci ha aiutato a leggerlo con
gli occhi della fede.
A vedere sulle aride
rocce, sull'acqua del lago, dentro le mura della città l'ombra di quell'uomo
chiamato Nazzareno, che nato da una fanciulla Vergine fu condannato e
crocifisso sotto Ponzio Pilato, ma che la pietra tombale e la forza della
morte non ha potuto trattenere negli inferi. Perché figlio di Dio, lui
stesso Dio. Il Cammino, risvegliando in noi la fede, ci fa sentire veramente
figli di Dio, figli della risurrezione, annunciatori della Misericordia che
Cristo Gesù ha mostrato nei nostri confronti e di tutti coloro che guardano
a Lui e che possono così dirsi fratelli.
Lì, abbiamo lasciato il
cuore, ma è qui nella quotidianità che Lui, si aspetta da noi gratitudine.
“Ora andate, dite ai suoi discepoli che Egli vi precede in Galilea” (Mc
16,7) Un Pellegrino
Il giorno 16 novembre sono stati battezzati nel fiume Giordano,
CECILIA MALANDRINI
TOMMASO E GIOVANNI BARGHINI MATTEO LEONI
di Simone e Gaia Tronci
di Stefano e Cinzia Bianco
di Fabio e Daniela Andreotti
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