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I CENTO ANNI DEL
NOSTRO CAMPANILE
di Savino Ruglioni
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Sono passati cento anni dall’ultimazione del
nostro campanile. La sua costruzione era iniziata
nell’anno 1878 (ventiquattro anni dopo il
rifacimento della chiesa) allorchè furono scavate e
gettate le sue fondazioni profonde ben sette metri e
larghe dieci.
Era allora parroco di Orentano il reverendo
Angiolo Masoni, pievano da appena due anni, dopo che
era subentrato all’economo Gaetano Frosini, rettore
provvisorio della parrocchia per ben dodici anni. Il
nuovo pievano raccolse l’eredità del suo
predecessore Valentino Corsi, che aveva fatto
ampliare la chiesa, e si fece promotore della
costruzione del nuovo campanile. Infatti aveva
riscontrato che le dimensioni del vecchio campaniletto esistente, addossato alla chiesa, posto
proprio sopra il tetto della sacrestia, apparivano
inadeguate agli orentanesi. Il Masoni riuscì a
trovare i primi finanziamenti e scelse tra i vari
bozzetti quello in stile neo-gotico, secondo la moda
del tempo, che si ispirava al campanile di Giotto a
Firenze; potè così dare inizio alla costruzione
sotto la direzione del capomastro Luigi Boni di
Borgo a Buggiano. Non è noto l’autore del progetto;
di certo, vista la gran mole della costruzione,
apparve subito piuttosto ambizioso per le capacità
economiche degli orentanesi di allora.
Le fondazioni furono lasciate riposare per tre
anni e solo nel 1881 si cominciò a murare la base
del campanile. La costruzione procedeva a rilento,
anche a causa delle grandi spese che il pievano
Masoni si trovò ad affrontare, per cui, alla sua
morte, avvenuta nell’aprile del 1891, l’altezza
raggiunta era circa un terzo di quella prevista.
Completerà l’opera il suo successore, pievano
Giuliano Buonaguidi, orentanese di nascita e di
famiglia facoltosa, che, raccolti nuovi
finanziamenti, porterà a termine la costruzione
nell’estate del 1906 culminata con la posa del
cornicione. Mancavano ancora le campane e si
provvide subito a cercare in parrocchia i metalli
necessari alla fusione di tre nuovi bronzi. Per
raggiungere il quantitativo necessario furono rifuse
anche le tre campane esistenti risalenti agli anni
1727, 1805 e 1826.
Vennero incaricati della realizzazione due bravi
fonditori del tempo: Raffaello e Luigi Magni, padre
e figlio di San Concordio di Lucca, i quali, in una
capanna in corte Colombai, predisposero gli stampi e
il forno di fusione secondo una tecnica da secoli
consolidata. Tutto era pronto e il 27 giugno 1907
avvenne la fusione delle tre campane. La prima del
peso di quasi 13 quintali, la seconda 10 quintali e
la terza oltre 6 quintali.
Due giorni dopo le campane furono trasportate
alla base del campanile su un carro trainato a forza
di braccia da una moltitudine di Orentanesi
entusiasti. Il 7 di luglio, in un clima di festa
solenne, le campane furono benedette
dall’arcivescovo di Pisa cardinale Pietro Maffi,
allora amministratore apostolico della diocesi di
San Miniato, e nel pomeriggio furono issate sul
campanile al cospetto di una folla acclamante. A
sera si udirono i primi rintocchi e la commozione fu
grande fra tutti i paesani.
Intanto era calata la sera e i lavori per la
sistemazione delle campane furono sospesi per la
sopraggiunta oscurità, contando le maestranze di
ultimarli il giorno seguente. La gente rientrò
festante alle proprie case. Durante la notte però,
in un eccesso di fanatismo, un nutrito gruppo di
giovani si introdusse di nascosto sul campanile e al
buio alcuni iniziarono a suonare le campane sebbene
queste non fossero state ancora fissate a dovere. In
un attimo avvenne la disgrazia e gli Orentanesi
passarono così dalla gioia al pianto. Una campana,
spinta con troppa forza, fu rimossa dal suo
alloggiamento e cadde sul palco travolgendo due dei
giovani ragazzi, che rimasero uccisi. La campana
arrivò a terra, dove si ruppe, e nell’urto spezzò
anche 39 scalini di pietra.
Superato il momento di disperazione furono subito
riparati i danni e rifusa la campana, ma i
festeggiamenti per l’inaugurazione del campanile,
che si sarebbero dovuti tenere per San Lorenzo,
slittarono al mese successivo. Fu cosò che nel 1907
la festa del patrono di Orentano venne celebrata la
domenica 8 di settembre in tono molto dimesso.
Passarono gli anni e intanto era mutato il
contesto sociale del nostro paese; esaurita la
spinta industriale indotta dallo stabilimento di
distillazione della torba, da tutti meglio
conosciuto come “l’Impianto”, che per alcuni decenni
aveva fatto intravedere grandi possibilità di
decollo economico, Orentano non trovò altri sbocchi
occupazionali se non nella tradizionale e
consolidata pratica agricola; in alternativa si
cominciavano a segnalare i primi episodi di
emigrazione verso le grandi città italiane.
In pieno periodo fascista, il 21 aprile 1932, col
parroco don Ferdinando Giovannetti, alla presenza
del locale segretario politico, ci fu
l’inaugurazione dell’orologio pubblico; venne così
esaudito un desiderio degli Orentanesi che da almeno
un ventennio si vagheggiava. Fu istallato dalla
ditta Miroglio di Torino per il prezzo di lire
3.500. Altre 1.500 lire costarono i lavori per
l’allestimento del piano di posa realizzati
dall’impresa Del Picchia; il Comune di Castelfranco
di Sotto stanziò 3.000 lire a copertura parziale
delle spese.
Passata la guerra e scongiurato il rischio di
danneggiamenti per il campanile, come era avvenuto
per la chiesa parrocchiale, cui una cannonata
tedesca aveva centrato in pieno il tetto, arrivarono
gli anni Cinquanta e subito dopo il boom economico
con l’innovazione tecnologica. All’arciprete don
Livio Costagli fu prospettata la possibilità di
automatizzare il movimento delle campane con
meccanismi che permettevano di comandarle e farle
suonare a distanza. Era arrivato il momento di
mandare in pensione il campanaio e i suoi aiutanti
che più_ volte al giorno dovevano farsi 150 scalini
con le loro gambe e tirare la fune a forza di
braccia, immersi in un suono assordante che ad ogni
scampanata metteva seriamente a rischio i loro
timpani.
L’impianto di elettrificazione delle campane fu
realizzato dalla ditta Scarselli di Lastra a Signa
per una spesa di un milione e settecento mila lire,
somma assai rilevante, che l’arciprete riuscì a
mettere insieme anche grazie al contributo degli
orentanesi di Roma; il quadro comandi, un armadietto
costellato di pulsanti e lucine colorate, fu
collocato in sacrestia e l’inaugurazione avvenne il
15 ottobre 1962. Il voltaggio nelle rete di
distribuzione di energia elettrica ad Orentano era
allora a 160 volts, più_ basso dell’attuale; per
alcuni anni il forte assorbimento elettrico derivato
dal movimento delle campane causava vistosi cali di
tensione su tutta la linea, cosicchè ad ogni
rintocco variava l’intensità luminosa delle luci
accese nelle case. L’inconveniente fu risolto anni
dopo, quando la tensione venne portata a 220 volts.
Vi sono stati poi altri lavori più_ recenti al
nostro campanile. Nel 1987 Ë stato rinnovato il
parafulmine, in sostituzione del primo impianto che
da anni era ormai inefficiente.
Due anni dopo è stata rifatta la porta di
ingresso e nel 1990 è stato sostituito l’orologio
con un moderno dispositivo elettronico. Il quadrante
esterno è rimasto lo stesso e pure il vecchio
meccanismoè rimasto al suo posto, pur se
disattivato. Una quindicina di anni fa è stato
rifatto il palco in legno della cella campanaria;
poi sono stati messi in sicurezza i battagli delle
campane, dopo che uno di questi, nello slancio, era
precipitato a terra, fortunatamente senza
conseguenze.
Nel 1997 sono stati installate dall’allora
parroco don Giovanni Fiaschi le reti metalliche ai
finestroni e sono state chiuse le buchette esterne
nelle quali nidificavano i piccioni, rei di sporcare
dovunque in maniera esasperante e di provocare nel
tempo ingombranti cumuli di guano all’interno del
campanile.
La guerra agli uccelli però era lungi dall’essere
finita e ha dato da penare ancora. Nella
colonizzazione del campanile, ai piccioni, si sono
sostituiti gli storni; questi pennuti, che si
infilano con un’agilità magistrale tra le maglie
larghe della rete metallica, nel volgere di pochi
anni hanno colmato la terrazza, i piani di calpestio
e le scale, di una quantità enorme di noccioli di
oliva, guano e detriti di ogni specie. Tra l’altro
gli storni erano responsabili di aver inseminato di
vegetazione le facciate esterne; da alcuni anni
erano spuntate sotto al cornicione alcune piante di
fico, specie vegetale estremamente dannosa per i
monumenti, che resiste benissimo alla siccità e in
condizioni ambientali estreme, con un apparato
radicale che a lungo andare finisce con lo
screpolare la pietra.
Nel settembre 2004 fu eseguita
l’impermeabilizzazione della terrazza, ma non fu
possibile rimuovere le piante.
In vista del centenario della costruzione del
campanile fu deciso di eseguire un intervento di
restauro generale.
Verificata la necessità di un rapido intervento,
l’arciprete don Sergio Occhipinti, sentito il parere
della Soprintendenza di Pisa e della Curia, ha
deciso di dare inizio ai lavori, realizzati
nell’estate del 2007 e seguiti dall’architetto
Savino Ruglioni.
Esternamente le escrescenze
vegetali sono state spruzzate con liquido diserbante
e in un successivo intervento sono state rimosse
mediante l’impiego di una piattaforma mobile che ha
avuto l’incarico di eseguire anche la ripulitura
esterna delle facciate per mezzo di un’idropulitrice
ad acqua, con uso di sapone, senza impiego di
abrasivi, solventi o altri prodotti chimici che
avrebbero potuto danneggiare la pietra.
All’interno è stato allestito un
ponteggio di sicurezza, dopo di che sono stati
sostituiti alcuni scalini in pietra che erano rotti.
Poi è stata restaurata la ringhiera in ferro e
ghisa; ciò ha comportato la sostituzione di circa
una cinquantina di elementi mancanti o consunti per
ossidazione. Per l’occasione, constatata l’impossibilità
di reperire sul mercato elementi di ringhiera uguali
a quelli esistenti, è stato prelevato un campione
che servisse da modello per un nuovo stampo, dopo di
che è stata commissionata a una fonderia la fusione
di elementi identici agli originali. Sono state poi
cambiate le reti ai finestroni, con altre a maglia
più_ fitta.
Inoltre sono stati sostituiti i meccanismi di
trasmissione delle campane con tutto il quadro
elettrico. Infine, onde prolungare lo stato di
conservazione dei materiali, è stata data una mano
di vernice a tutte le superfici metalliche e lignee
all’interno del campanile, vale a dire le travi di
sospensione delle campane, la ringhiera delle scale
e il portoncino d’ingresso. Alla fine è apparso agli Orentanesi di nuovo un bel campanile, pronto per un
altro secolo di vita.
Domenica 3 febbraio 2008 il vescovo di San Miniato ha
impartito la benedizione alla presenza delle autorità civili. Erano presenti fra gli altri Andrea Pieroni, presidente della provincia di Pisa, Umberto
Marvogli, sindaco di Castelfranco di Sotto, Gabriele
Toti, assessore comunale.
Ha allietato la cerimonia la banda militare dei
Paracadutisti di Pisa. Per l’occasione il campanile
è stato aperto ai parrocchiani con visite guidate
fin sopra la terrazza. I visitatori hanno potuto
verificare i lavori fatti e, nonostante la giornata
un po’ piovosa, hanno potuto godere del panorama orentanese.