SANTIAGO DE COMPOSTELA - LA CATTEDRALE
Appena arrivato, bacio per terra, è il minimo che possa
fare! Dopo 122 Km, eccoci qua, siamo ancora vivi!!
----------------------------------------------------Le
mie impressioni-----------------------------------------------------------
Un percorso affascinante, un’
esperienza alla portata di tutti dove, quasi sempre, per
raggiungere la meta, contano più le motivazioni interiori
che la preparazione fisica. Il problema infatti non sono le
singole tappe, 20 o 25 chilometri come media giornaliera,
sono alla portata di tutti, semmai la difficoltà è che non
si tratta di fare un’escursione di un giorno, ma di mettersi
in marcia ogni santo giorno con ogni tipo di tempo e
soprattutto con uno zaino di 10, 12 chili sulle spalle. Ogni
notte si dorme in rifugi antichi e nuovi, a disposizione dei
pellegrini. Sono più di mille anni che si cammina verso
Santiago e il tracciato attuale, è ancora quello storico dei
pellegrini medioevali. Oggi sono migliaia le persone che
ogni anno si mettono in cammino, qualcuno per sport,
qualcuno per turismo molti però sulle tracce di una ricerca
interiore che quì si intesse di silenzio e di grandi spazi
di solitudine, ma anche di incontri di grande umanità. Così
il Cammino, con la sua storia, che è innanzitutto una storia
di fede, si offre e appartiene a tutti, a chiunque decida
di percorrerlo per gli 800 km, o a chi si metta in viaggio
anche solo pochi giorni. Perfino nei mesi invernali, ormai,
quando il freddo gela le gambe e i pensieri, c’è sempre
qualcuno che bussa alle porte dei rifugi. Sì, perché qui
l’ospitalità, com’era un tempo, è esperienza quotidiana. La
storia, ed in parte la tradizione e la leggenda di Santiago
de Compostela affonda le radici nell’epoca apostolica. Dopo
la morte e Risurrezione di Gesù, gli apostoli si disperdono
ad “annunciare il vangelo fino ai confini della terra”.
Secondo la tradizione, l’apostolo Giacomo il Maggiore,
arriva nella penisola Iberica, attraversa l’ Andalusia e
giunge nella remota Galizia. Ritornato in Palestina muore
martire, primo degli apostoli, decapitato.
Due suoi discepoli ne
trafugano il corpo, lo trasportano su una barca nuovamente
in Galizia, per poi seppellirlo in un bosco, presso il quale
erigono un altare di marmo. Così il corpo dell’apostolo
torna nelle terre che lo avevano visto all’opera come
annunciatore del vangelo. Passano i secoli e la tomba viene
dimenticata, fino a perderne le tracce. Nell’anno 813 un
eremita e pastore ogni notte comincia a vedere delle luci
su di un monte, gli appare quindi in sogno l’apostolo
Giacomo, che lo invita a scavare lì per riportare alla luce
il suo sepolcro. Durante i lavori viene alla luce un’ arca
di marmo nella quale si trovano i resti di un’ uomo
decapitato. Si grida al miracolo e la notizia della scoperta
della tomba di san Giacomo comincia a diffondersi. Viene
eretta una prima chiesa sopra il sepolcro, intorno alla
quale si sviluppa un piccolo borgo. Sta nascendo Santiago
de Compostela, la terza città santa della cristianità, dopo
Gerusalemme e Roma. Inizia così il pellegrinaggio che da
tutta l’Europa cristiana porta folle sempre più numerose
alla tomba dell’apostolo. La tomba di san Giacomo è per la
Spagna e per l’Europa l’identificazione di un forte simbolo
comune per il quale e a partire dal quale, fronteggiare
l’invasione mussulmana che minacciava di espandersi nel
resto del continente. Santiago finisce per essere una
speranza alla quale aggrapparsi. Tra i più illustri
pellegrini a Santiago c’è stato probabilmente san Francesco
d’Assisi. Ma anche Dante, nella Divina Commedia, spiega che
“pellegrino” è colui che si reca a Santiago, chi va a
Roma è “Romeo” e chi si reca a Gerusalemme è detto “palmario”.
La fatica del Cammino ci indica che ogni uomo è, per
essenza, pellegrino, creato per Dio e liberato per Cristo.
Il Cammino, come l’uomo, è imparare a darsi e a ricevere.
L’immagine del pellegrino riporta alla memoria la figura di
Abramo. Ci ricorda l’esodo nel deserto e la terra promessa.
Il credente è colui che esce dalla sua patria, da quello che
considera proprio, nasce di nuovo e senza voltarsi indietro
comincia il suo itinerario impara quello che è il deserto,
ed ogni volta affretterà di più i suoi passi per arrivare
alla meta, della quale ha sentito parlare e che considera
come promessa. Attualmente il cammino di Compostela continua
ad accogliere la vita e la ricerca di numerosi viandanti.
Parlare del cammino risulterà sempre una riflessione povera
se non si ritorna a calcare la strada che racchiude più
parole di tutti i diari scritti dai pellegrini.
Siamo partiti in sette,
quattro baldi giovani Francesco, Paolo, Lorenzo e Francesca
e tre adulti Giovanni, Clara e Roberto.
Partenza mercoledì 8 luglio
dalla chiesa, dopo la benedizione di don Sergio e il saluto
ai parenti. Sosta a Marsiglia per la notte a casa di
Lorenzino Ficini, poi tutta una tirata fino a
Santander dove dormiamo in un campeggio. Nel pomeriggio
arriviamo a Sarria da dove, il mattino dopo, inizieremo la
nostra avventura a piedi. 120 chilometri in 5 giorni, ce la
faremo! Mi alzo la mattina e non ho fame, non faccio
colazione, questo mi costerà caro, ho mal di testa, ho mal
di stomaco, quasi quasi torno indietro, mi pento di esserci
venuto, ma chi me l’ha fatto fare! Troviamo un ristoro,
ordiniamo qualcosa, mi portano un panino con la frittata di
patate e cipolle, soltanto l’odore mi viene da vomitare.
Riesco a mandarne giù una metà, ci bevo sopra e mi vado a
sdraiare al fresco sotto un ciliegio. Si riparte, mi sembra
di essere rinato, non ho dolori di nessun tipo, arriviamo a
Portomarin dopo 24 chilometri di caldo asfissiante,
dormiamo in un ostello, 35 lettini in uno stanzone, non me
ne importa, dormo come un sasso. La mattina dopo, seconda
tappa con arrivo a Palas de Rei, faccio una bella
colazione, perché scopro il pane tostato con burro e
marmellata, mi sento benissimo. Per arrivare a Palas de Rei
ci sono 23 chilometri di salite e ripide discese,
improvvisamente cambia il tempo, vento forte e pioggia a
tratti, ma non ci spaventa anzi ci da più coraggio, con il
fresco la fatica si sente di meno. Si dorme in un ostello,
nuovissimo, anche quì però in settanta in una stanza. Terzo
giorno da Palas de Rei a Melide 18 km, ci sembrano
pochi ed arriviamo fino a Salceda in totale i km
sono 34. Quarta tappa da Salceda ad Arzua 20 km.
Ultima tappa Santiago 21 km, arriviamo col sole,
davanti la basilica mi inginocchio e bacio per terra. Sono
stati 122 chilometri di fatica, non di sofferenza. La
mattina dopo, siamo a giovedì 16, santa messa in cattedrale,
celebra il vescovo di Montreal (Canada) nella sua omelia
dice che il cammino di Santiago è la sintesi del cammino
della nostra vita, dove le difficoltà sono rappresentate dal
caldo, dalla pioggia o dal peso della mochilla (così si
chiama lo zaino in spagnolo). Dopo la messa partiamo subito
per Santo Domingo de Silos, dove ci aspetta padre Clemente
nel suo monastero, vi restiamo un giorno intero. Visitiamo
anche Burgos e poi tutta una tappa fino a casa dove
arriviamo domenica mattina. Dormo tutto il giorno, mi
sveglio un attimo per vedere vincere Valentino Rossi e poi
dormo fino a sera. Non riesco a vedere nemmeno l’arrivo del
giro di Francia e per me è grave.
Roberto
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